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Legge defibrillatori: appello per sbloccare il ddl

Associazioni e operatori denunciano: «Muoiono per arresto cardiaco 65mila persone ogni anno, circa 200 al giorno. Cardioproteggere le scuole e i luoghi di lavoro consentirebbe di salvare molte vite umane.»

A partire dall’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione “Lorenzo Greco Onlus”, operatori sanitari e altre associazioni sono scesi in campo per ricordare che, anche in questo periodo di Covid-19, l’arresto cardiaco continua a mietere vittime: circa 65.000 persone all’anno, al ritmo di 200 al giorno. Hanno scritto a tutti: al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al premier, a ministri e viceministri della Salute, dell’Università, del Lavoro, al presidente e ai membri della commissione Igiene e Sanità del Senato. Una lettera per sollecitare l’approvazione di una legge di civiltà, la legge dei “defibrillatori ovunque”, che è stata approvata dalla Camera il 30 luglio 2019 con il voto favorevole bipartisan di 502 deputati e che ora è ferma al Senato.

Nella lettera è stato chiesto di cardioproteggere tutti i plessi scolastici per prevenire tragedie come quelle di Anna di Padova di 14 anni, Vanessa di Salerno di 16 anni e Raffaele di Catania di 16 anni, morti tra i banchi di scuola a causa di un arresto cardiaco improvviso.

È stato chiesto che i defibrillatori vengano installati ovunque, perché l’arresto cardiaco non ha stagioni. «Abbiamo sollecitato la diffusione capillare dei defibrillatori nelle scuole e nei luoghi di lavoro», ha spiegato Marcello Segre, presidente dell’Associazione dedicata a Lorenzo Greco che con i suoi interventi nelle scuole ha informato 18.457 studenti sui rischi cardiovascolari, ha installato 507 defibrillatori e ha sensibilizzato 38.714 fra cittadini e studenti sull’uso dei DAE. E ha salvato molte vite grazie a questi dispositivi salvavita.

«Abbiano anche chiesto – ha poi continuato – che i prefetti sollecitino il coordinamento delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco dotati di defibrillatori sui mezzi mobili per intervenire in modo integrato. Che i corsi sull’uso di defibrillatori siano semplificati e non soggetti a disposizioni regionali discordanti che hanno limitato la diffusione della cultura dell’importanza della defibrillazione precoce, diminuendo conseguentemente la possibilità di salvare vite».

Qualche mese fa, proprio grazie a un defibrillatore, il personale docente e Ata del liceo “Giordano Bruno” di Torino hanno salvato uno studente. Una scuola che aveva partecipato a un corso formativo e di aggiornamento per intervenire in caso di arresto cardiaco. E che, con il defibrillatore n. 250, donato dall’associazione e installato nell’aprile del 2016 nell’istituto, ha salvato Andrea, uno studente dell’ultimo anno che a gennaio di quest’anno ha avuto un arresto cardiaco in classe. Compagni e insegnanti si sono subito attivati chiamando il 112, iniziando il massaggio cardiaco e utilizzando il defibrillatore che avevano a portata di mano. Così facendo, hanno consentito ai sanitari di arrivare in tempo e salvare la vita al ragazzo.

Ma perché il disegno di legge è bloccato in Senato? All’inizio sembrava che il Senato puntasse a una rapida approvazione del ddl. Invece sono nove mesi che si attende il via libera. Il disegno di legge approvato il 30 luglio 2019 dalla Camera è bloccato in commissione Igiene e sanità di palazzo Madama.

I ritardi pare siano legati al cambio di governo e all’emergenza coronavirus, che ha causato uno stop dei lavori non legati alla decretazione d’urgenza.

«Pensavamo di recuperare lo stallo nel mese di febbraio – ha spiegato il senatore PD Stefano Collina, dal 5 febbraio 2020 presidente della commissione Igiene e sanità di palazzo Madama – riprendendo rapidamente i lavori dopo la vacanza della presidenza, ma l’emergenza del Covid-19 ha bloccato i lavori e l’attività delle commissioni è riservata all’esame dei provvedimenti del governo. Appena ci sarà la ripresa, abbiamo in programma la discussione generale per arrivare rapidamente al via libera di questo provvedimento e di quelli su fibromialgia ed epilessia».

«La pandemia ha bloccato l’approvazione della legge», ha aggiunto Daniela Aschieri, cardiologa e promotrice del “Progetto Vita” di Piacenza, il primo in Europa a occuparsi di defibrillazione precoce per contrastare la morte cardiaca improvvisa. «Dai dati che abbiamo a disposizione – ha poi continuato – è emerso come in questo periodo siano persino triplicate le morti a causa di un arresto cardiaco. Pertanto, senza ovviamente abbassare l’allerta sull’epidemia, è importante non dimenticare le 65.000 vittime che ogni anno perdono la vita a causa di un arresto cardiocircolatorio».

«Ogni giorno che passa, è un giorno perso», ha dichiarato Giorgio Mulè (Forza Italia), deputato e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, che ha promosso a Montecitorio l’approvazione del ddl, trovando un’intesa bipartisan su una legge di civiltà. «Tardare ancora – ha poi precisato – significherebbe condannare a morte o evitare di salvare centinaia di vite umane ogni giorno. Non c’è da attendere oltre».

Il provvedimento prevede, infatti, di diffondere i defibrillatori automatici e semiautomatici esterni in tutti gli ambienti extraospedalieri, a partire da scuole e università, ma anche nelle pubbliche amministrazioni, presso le infrastrutture e i mezzi di trasporto e presso i gestori di servizi pubblici.

I dispositivi salvavita dovrebbero essere installati, con postazioni di defibrillazione ad accesso pubblico opportunamente segnalate, da ogni ente territoriale, dimodoché qualsiasi cittadino, tramite un’applicazione apposita, possa essere in grado di raggiungere il DAE più vicino.

Il disegno di legge, infatti, conferma che l’uso del defibrillatore è consentito anche al personale sanitario non medico e al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nell’ambito delle attività di rianimazione cardio-polmonare. Prevede anche una attenta formazione in ambito scolastico sulle tecniche di rianimazione cardiopolmonare di base, assieme alle tecniche di primo soccorso. Il costo dell’operazione sarebbe pari a 2 milioni di euro annui, a decorrere dal 2020.

Noi non possiamo fare altro che augurarci che i nostri governanti prendano seriamente in considerazione questo importantissimo appello!


Fonte: https://www.ilsole24ore.com/

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