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Carrie Fisher colpita da un arresto cardiaco su un aereo

L’arresto cardiaco non risparmia nemmeno le star. Anche Carrie Frances Fisher, conosciuta come Carrie Fisher, o meglio ancora come la principessa Leila di Star Wars (Guerre stellari), è deceduta alcuni giorni dopo aver subito un arresto cardio-circolatorio.

Il malore l’aveva colpita il 23 dicembre 2016, mentre si trovava su un volo della United Airlines che da Londra era diretto a Los Angeles. Il tutto è accaduto a circa un quarto d’ora dall’atterraggio, minuti interminabili durante i quali il personale di bordo, mancando un defibrillatore, l’aveva tenuta in vita mediante il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.

Allo scalo, attesa da una ambulanza, le sue condizioni, definite “critiche” in prima battuta, erano state stabilizzate dal personale sanitario ed era stata ricoverata in terapia intensiva presso l’Ucla Medical di Los Angeles, dov’era circondata dall’affetto della famiglia. Più tardi, il fratello Todd aveva fatto sapere che, grazie all’intervento dei medici, si trovava “fuori dall’emergenza e in condizioni stabili”.

Quattro giorni dopo, però, il 27 dicembre 2016, Carrie Fisher morì. Sulla causa del decesso ancora non c’è molta chiarezza. È stao l’arresto cardiaco ad ucciderla? O un mix di farmaci e droghe? Qualcuno ha parlato anche di apnee notturne.

Non lo sappiamo, ma forse, se sull’aereo della United Airlines fosse stato presente un defibrillatore DAE, la principessa Leila avrebbe potuto essere ancora viva. Le sue condizioni di salute, infatti, a causa del disturbo bipolare di cui soffriva, dell’abuso di droghe, e dei farmaci che era costretta a prendere per curarsi, erano già abbastanza precarie e un arresto cardio-circolatorio non è stato di certo un toccasana. Soprattutto perchè non trattao temestivamente con l’apparecchiatura utile: un defibrillatore, per l’appunto.

Defibrillatori a bordo degli aerei: cosa dice la legge

Negli Stati Uniti è stato stabilito che ogni aereo della capacità di carico di almeno 7.500 libbre, cioè di 3,5 tonnellate, deve essere dotato di un defibrillatore a bordo. Una direttiva del 2006, poi, ha stabilito come deve avvenire l’addestramento del personale di volo all’uso di tali dispositivi. L’installazione dei defibrillatori automatici esterni (DAE) e dell’addestramento del personale costò alle compagnie aeree statunitensi 16 milioni di dollari.

Tra l’altro, l’Aviation Medical Assistance Act del 1998 ha stabilito che sia i Vettori che i passeggeri che si prodigano a praticare la defibrillazione non possono essere perseguibili penalmente in caso della morte di un passeggero in seguito al tentativo di soccorso durante l’emergenza in volo.

La Qantas Airlines ha iniziato ad installare i defibrillatori su tutte le sue rotte internazionali già nel 1990, seguita, l’anno successivo, dalla compagnia Virgin Atlantic. Entrambe le compagnie aeree dispongono oggi di DAE su tutta la flotta.

Un bilancio sulla politica di sicurezza della compagnia Quantas è stato fatto dal dottor Michael O’Rourke dell’Università del Nuovo Galles del Sud (Australia) in occasione di un congresso di Cardiologia, tenutosi alla fine degli Novanta negli USA.

Facendo riferimento a 5 anni di attività, il relatore in quella occasione riferì che gli operatori della Qantas avevano utilizzato un defibrillatore per 109 volte. In 63 casi si era trattato di un controllo su passeggeri a rischio di infarto o di una aritmia, mentre negli altri 46 casi si era trattato di un arresto cardiaco. Infine, aggiunse che la defibrillazione precoce aveva consentito di salvare ben 27 pazienti sui 46 colpiti dal malore.

Come mai, quindi, sull’aereo di Carrie Fisher non era presente un DAE? Di questo nessuno ne ha parlato, ma sarebbe interessante capirne il motivo.

La legge italiana sull’obbligo dei defibrillatori

La legge italiana non prevede ancora l’obbligo di installare dispositivi di defibrillazione a bordo degli aeromobili, anche se qualche tentativo in passato è stato fatto.

La prima proposta di legge inerente a questo argomento è datata 4 febbraio 1988. Fu presentata nel corso della X legislatura dal Senatore Boato, ma il decreto è rimasto in attesa di un’approvazione definitiva.

Successivamente, un decreto legge presentato dai Senatori IDV Lannutti, Mascitelli e Carlino, propose una soluzione definitiva alla questione attraverso l’istituzione di corsi di formazione, l’individuazione dei luoghi adatti all’installazione dei defibrillatori e l’addestramento del personale al loro utilizzo. L’esame della legge non è, però, mai iniziato.

Di recente, il 10 marzo 2014, l’on. Maria Greco, dopo aver subito il decesso del marito mentre viaggiava in aereo, ha presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge per l’istituzione di un servizio di assistenza sanitaria sugli aerei di piccola, media e lunga tratta. In attesa che anche questo disegno di legge venga approvato, alcune compagnie aeree hanno deciso di dotare il kit di soccorso per le emergenze con un defibrillatore.

L’adozione del defibrillatore come mezzo fondamentale per salvare vite umane, attualmente è dunque lasciata alla discrezionalità delle varie compagnie aeree. Se la proposta dell’on. Greco dovesse un giorno divenire legge, tutte le società di navigazione aerea dovrebbero istituire un servizio di assistenza sanitaria, assicurando la presenza di un medico e di un infermiere specializzato a bordo e dovrebbero dotarsi di un defibrillatore automatico esterno (DAE).

Attualmente tutte le compagnie aeree che volano su rotte intercontinentali dispongono, finalmente, di defibrillatori DAE.

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